sabato 22 dicembre 2018

I più bei film noir [7]

Come si vedrà nelle righe sottostanti, per il film "Milano calibro 9" di Fernando Di Leo, la troupe ha preso spunto  da racconti dell'omonima raccolta di Giorgio Scerbanenco come ad esempio "Stazione centrale ammazzare subito".

Milano calibro 9





"Milano Calibro 9", film girato nel 1971 e uscito l’anno successivo, è il primo capitolo della celebre Trilogia del Milieu, continuata da "La mala ordina" e conclusa da "Il boss", nel corso della quale Fernando di Leo esplora i vari aspetti del mondo della criminalità organizzata.
Il titolo del film è tratto da quello di un racconto di Giorgio Scerbanenco e sempre dallo scrittore russo derivano alcuni spunti di sceneggiatura, per esempio il pacco bomba alla stazione, derivato dal racconto "Stazione centrale ammazzare subito".
Al di là degli spunti però, si può dire che Di Leo abbia costruito il proprio film in assoluta autonomia utilizzando la categoria del noir per un personale discorso sociologico e antropologico, oltre che filosofico, sull’universo delinquenziale.
La riuscita perfetta di "Milano calibro 9" passa anche attraverso l’uso accorto degli attori, in particolare Gastone Moschin, che per la prima volta nella sua carriera si cimenta in un ruolo drammatico, Barbara Bouchet, nella cui bellezza il regista trovò riflessi di ferocia adatti al personaggio, Mario Adorf, artefice di una caratterizzazione memorabile nella parte del violento e sardonico Rocco Musco e Lionel Stander che inaugura la tradizione dei grandi interpreti hollywoodiani adottati da Di Leo nei propri noir.
Ma vera protagonista del film è la città, Milano, che si affranca da una pura funzione di sfondo alla vicenda narrata diventando un centro nevralgico di lotte intestine tra la malavita e un ganglio di interessi economici sporchi.
"Milano calibro 9", come si è precedentemente detto, girato sul finire del 1971, è il primo capitolo ideale di una trilogia che si andrà completando nei due anni successivi con "La mala ordina" e "Il boss", nell’arco della quale Di Leo traccerà le coordinate di un nuovo universo del crimine quale si era andato affermando in Italia e soprattutto nelle grandi metropoli del nord in quegli anni.
Una visione diretta, secca, priva di orpelli ma straordinariamente acuta e con esiti lirici nella sua capacità di afferrare l’essenza antropologica degli individui, distinguendone i tipi e sottolineandone le psicologie, con un occhio sempre fisso alla società che produce i “delinquenti”.
I noir dileiaini diventano così una chiave interpretativa del reale, delle sue contraddizioni, e dell’irriducibilità dialettica tra apparenza e destino.
"Milano calibro 9", originariamente pensato con il titolo "Da lunedì a lunedì", uscì nei cinema in una forma lievemente diversa da quella in cui è poi circolato nei supporti home-video, con la sovraimpressione di giorni e ore a scandire le varie fasi della storia e a dare il senso del procedere inesorabile del tempo.
Grande pregnanza al tutto offre infine la colonna sonora, composta da Luis Bacalov ed eseguita dal gruppo degli Osanna, che commenta magnificamente l’alternarsi di crudeltà e lirismo alla base di quello che giustamente si considera il capolavoro di Fernando di Leo.

martedì 18 dicembre 2018

I più bei film noir [6]

L'opera di cui si parla in questo post, è un bellissimo e seducente gangster movie, forse la migliore interpretazione di sempre di Kevin Costner... 

 Gli Intoccabili


"Gli Intoccabili", film diretto da Brian De Palma e uscito nelle sale cinematografiche di tutto il mondo nel 1987, narra la storia di un gruppo di rappresentanti delle forze dell’ordine composto da un agente governativo di nome Eliot Ness, interpretato da Kevin Costner, dai poliziotti Jimmy Malone e George Stone, Sean Connery e Andy Garcia, e da un ragioniere, Oscar Wallace, a cui dà il volto Charles Martin Smith, che nella Chicago del proibizionismo riesce a porre fine ai traffici illegali di Al Capone, boss italoamericano dal sorriso beffardo impersonato in modo magistrale da un Robert De Niro decisamente ingrassato, e ad assicurare quest’ultimo alla giustizia.
Scritta dal grande drammaturgo David Mamet questa pellicola ha vinto numerosi premi come: l’Oscar per il miglior attore non protagonista andato a Sean Connery, un Golden Globe sempre a Sean Connery, un Grammy Award per la migliore colonna sonora e un Nastro d’Argento per la migliore musica.
Questo lungometraggio riprende il titolo e i personaggi di una nota serie televisiva e ne fa un dramma poliziesco iperrealista e di infallibile presa.
Oltre alle interpretazioni magistrali di Connery e De Niro va sottolineata anche l’eccelsa prova di Kevin Kostner che in quest'opera sfoggia la sua miglior recitazione di sempre.
Elliot Ness è un personaggio di certo valorizzato dall’ottimo cast che ha attorno ma nonostante questo è un protagonista costruito realmente bene.
Film dalla regia sopraffina "Gli intoccabili" annovera al suo interno scene memorabili come: la sequenza parodistica della carrozzina, ispirata dalla "Corrazzata Potëmkin" di Ejzenstejn, che si svolge nella stazione ferroviaria di Chicago e quelle che vedono De Niro/Al Capone prima piangere all’Opera sulle note di "I pagliacci" di Leoncavallo e poi giustiziare con una mazza da baseball un pretoriano che lo ha deluso.
Forte di una gran bella confezione scenografica e di una delle migliori colonne sonore mai composte da Ennio Morricone "Gli Intoccabili" si distingue per quella pregnante atmosfera da gangster-movie vecchia maniera in esso riproposta, atmosfera che in se stessa si rivela indiscutibilmente seducente.
Notevole fascino ma non altrettanto notevole spessore per la trama, con l’aggravante aggiuntiva di aver trascurato un immenso Robert De Niro, che con più tempo scenico a disposizione sarebbe stato sicuramente in grado di conferire ben altra linfa a un opera molto seducente ma spesso incensata con troppa generosità.

sabato 8 dicembre 2018

I più bei film noir [5]

In questo post si parla un'opera degli anni '30 che è considerata uno dei primi lungometraggi noir e  rappresentante di un genere che negli anni successivi e sopratutto ai giorni nostri ha preso molto piede: i film sui serial-killer.

M il mostro di Dusseldorf


Nel 1931 Fritz Lang gira un lungometraggio che è unanimamente considerato uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco, "M il mostro di Dusseldorf".
Nonostante sia la pellicola con cui Lang inizia a esplorare le possibilità artistiche del cinema sonoro, nel film si avverte ancora un forte richiamo alle tecniche espressive del cinema muto.
Queste però sono fuse, con stupefacente modernità e sapiente maestria dal regista austriaco, con effeti di suono e parlato che si prestano moltissimo a commentare e ad accompagnare la vicenda.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, "M il mostro di Dusseldorf", può essere considerato un precursore di quello che è divenuto con il passare degli anni un vero e proprio genere di culto, il film sui serial-killer.
Questa brevemente la trama: uno psicopatico che uccide bambini terrorizza la città tedesca di Dusseldorf.
La polizia brancola nel buio e allo stesso tempo investigando, crea problemi alla criminalità organizzata che decide, pur di togliersi le forze dell’ordine dai piedi, di dare la caccia all’assassino.
M, abbreviazione del termine tedesco Mörder, cioè assassino, rappresenta il film che per primo tocca il tema scottante dell’omicida che si può trovare in ognuno di noi.
Con questa pellicola, sceneggiato con la moglie Thea von Harbou, Lang affronta, oltre al tema del serial killer, una tematica che gli è cara, ovvero l’opposizione tra giustizia ufficiale e giustizia privata.
Dal punto di vista della regia, in cui Lang mostra come si possa utilizzare in modo magistrale la macchina da presa nei piani sequenza e in soggettiva, "M il mostro di Dusseldorf" è un capolavoro dove tutto concorre con un’intensa progressione drammatica, verso un vibrante, quasi insostenibile finale.
Franz Becker, questo il nome del mostro, interpretato dall’allora ventisettenne Peter Lorre, pseudonimo dell’attore ungherese László Löwenstein, è inquietante nel suo vagare per le strade alla perenne ricerca di nuove vittime da adescare ed è sempre preceduto da una nenia macabra da egli stesso fischiata.
La sperimentazione col sonoro che allora, parliamo degli anni ‘30, era una novità è in questo film già arditissima.

sabato 1 dicembre 2018

I più bei film noir [4]

Nel novero dei migliori film noir, rientra sicuramente un' opera del 1988 diretta da Robert Zemeckis e prodotta dalla Disney e dalla Amblin Entertainment di Steven Spilberg che combina due delle mie più grandi passioni: l’animazione e il giallo stile anni ‘40.

Chi ha incastrato Roger Rabbit?


"Chi ha incastrato Roger Rabbit?" è uno splendido lungometraggio del 1988 che annovera una commistione tra due generi all’apparenza inconciliabili quali l’animazione e il giallo stile anni ‘40.
Diretto da Robert Zemeckis, coprodotto dalla Touchstone, di proprietà della Walt Disney e dalla Amblin di Steven Spielberg e record d’incassi della stagione è uno dei film che, all’epoca della sua uscita, ha rivoluzionato la tecnica cinematografica grazie alla perfetta sincronizzazione tra persone in carne ed ossa e cartoni animati e che ha ridato lustro a un genere, l’animazione, che allora sembrava dimenticato.
C’è da ricordare anche che questa pellicola ha vinto quattro meritatissimi Oscar: miglior montaggio, migliori effetti speciali, migliori effetti visivi e migliori effetti sonori.
L'opera, che si svolge nella Hollywood del 1948 dove esseri umani e cartoni animati convivono, ha per protagonista il coniglio Roger Rabbit, che sembra essere, per gelosia verso la moglie Jessica Rabbit, il responsabile dell’omicidio del padrone di Cartoonia Marvin Acme.
Roger, per scagionarsi, chiede aiuto al detective privato alcolizzato Eddie Valiant, interpretato magistralmente da Bob Hoskins, che scoprirà che il vero autore del delitto non è il coniglio bensì il giudice Doom, Christopher Lloyd, che vuole far sparire Cartoonia dalla faccia di Hollywood.
Il film, oltre che per l’elevato tasso tecnico, stupisce per il ritmo da cartoon imposto alla vicenda da regista e attori.
La pellicola, piena di trovate e di vitalità, è cosparsa di battute salaci e di una punta di irriverenza, di sensualità e seduzione.
"Chi ha Incastrato Roger Rabbit?" è anche una finestra aperta che fa un po’ di satira sul mondo del cinema e sui retroscena delle produzioni hollywoodiane.
È adattissimo ai bambini perché valorizza il mondo dei cartoon e lo rende allo stesso tempo meno distante, più vero e reale ponendo quasi un suggello alla sua esistenza, grazie ai numerosi collegamenti tra questo mondo e quello reale dei grandi Studios di Los Angeles.
Però proprio a causa del mix tra temi reali e fantastici è accessibile non solo ai più piccoli, ma davvero a tutti.
Memorabile è l’inizio del film, con Roger Rabbit e Baby Herman, personaggio modellato sul Baby Butch inventato da Frank Tashlin per il cartoon Brother Brat del 1944, nello stile dei cortometraggi Warner degli anni Cinquanta, assolutamente perfetto per ritmo, gag e genialità di raccordo con il mondo reale.
Così come indimenticabili sono anche le esuberanti curve di Jessica Rabbit che, cantando con la voce roca e sexy di Kathleen Turner, è diventata una delle icone dell’ultimo decennio del ‘900.
Da menzionare sono infine le partecipazioni straordinarie di moltissime celebrità dei cartoon, le più note delle quali sono: Betty Boop, Paperino, Duffy Duck, Topolino e Bugs Bunny.
Film assolutamente imperdibile, "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" è un capolavoro del genere che, dalla sua prima proiezione, non ha perso nulla del suo fascino.