domenica 5 luglio 2020

Consigli di lettura [3]

L'ombra del vento
Autore: Carlo Ruiz Zafon
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Data di uscita: Maggio 2016
N° Pagine: 419
Prezzo: 12.50 €

Prima di una tetralogia, “L'ombra del vento” è l'opera d'esordio nella narrativa per adulti dello scrittore catalano Carlo Ruiz Zafon.
Ambientata nella Barcellona del 1945, sullo sfondo della guerra civile e del franchismo e pubblicata in Italia da Mondadori nel 2001, è incentrata sul romanzo del titolo, che Daniel Sempere, figlio del proprietario di una modesta libreria, sceglie nel giorno del suo undicesimo compleanno nel cimitero dei libri dimenticati, un luogo misterioso dove sono conservati tutti i libri di cui nessuno si ricorda più.
Questo volume, di cui esiste una sola copia, e la ricerca del suo autore, che cambierà per sempre l'esistenza del ragazzo e che sarà la colonna portante delle vicende narrate infatti, ossessionerà Daniel fino a mettere in pericolo la sua vita e quella di chi gli sta intorno e lo accompagnerà durante la sua crescita.
Libro dalla trama scorrevole, che Zafon gestisce con maestria e capacità non comuni, “L'ombra del vento” mostra numerosi parallelismi tra la vita del protagonista e quella di Julian Carax, scrittore del tomo perduto.
Valore aggiunto danno anche i moltissimi personaggi secondari tutti ben connotati sia fisicamente che psicologicamente.
Tra questi spiccano Fermín Romero De Torres, uomo saggio e loquace, con una parlantina che potrebbe convincere chiunque e un'innata vocazione da dongiovanni, che Daniel incontra per la prima volta in una piazza dove vive in uno scatolone e a cui in un secondo momento offre un lavoro, Nuria Monfort, una donna provata dalla vita che pagherà con il prezzo più alto il suo amore per la verità e l'ispettore Fumero, un cattivo con una storia particolare e molto ben articolata alle spalle che, per spessore, ricorda i migliori antagonisti della letteratura e del cinema.
Altra presenza fondamentale nel romanzo, al pari degli eroi che danno vita ad un intreccio che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, è la città di Barcellona di cui vengono esplorate le zone più conosciute e gli scorci più angusti e nella quale ai quartieri dell'alta borghesia si contrappongono bassifondi cupi e pieni di degrado.
Per queste e numerose altre caratteristiche, la lettura di questo splendido libro, ben scritto e che mischia ingredienti come: amore, amicizia, paura, coraggio, con un racconto ricco di colpi di scena, è consigliatissima agli amanti della buona narrativa.

domenica 17 maggio 2020

La magia del doppiaggio italiano

La scena riproposta qui di seguito è tratta da "The Flying Deuces", lungometraggio del 1939, che vede come protagonisti Stan Laurel e Oliver Hardy, diretto da A. Edward Sutherland e uscito in Italia nel 1941 con il titolo "I diavoli volanti".
In questa pellicola i due si arruolano nella legione straniera affinchè Ollio possa dimenticarsi della donna amata.


La voce di Ollio è quella di Alberto Sordi e per far capire la bravura dell'attore romano, qui all'inizio della propria carriera, ecco la scena del film in lingua originale:


La versione doppiata in italiano contiene il celebre motivo "Guardo gli asini che volano nel ciel", brano che riprende la melodia composta da Gino Filippini per la canzone del 1942 intitolata "A zonzo", con testo originale di Riccardo Morbelli, uno dei primi successi di Ernesto Bonino.
Il nuovo testo è scritto e cantato da Alberto Sordi che all'epoca presta la voce a Oliver Hardy.


La canzone originale, interpretata da Ollio in persona, è invece "Shine On, Harvest Moon", popolare brano del 1908 della coppia Nora Bayes e Jack Norworth.


Grazie anche a questo intermezzo musicale, accompagnato dai balletti di Stanlio, il film è uno dei più famosi del duo comico.

lunedì 16 marzo 2020

Consigli di lettura [2]

Letture al tempo del corona - virus.

Il mistero di Henri Pick
Autore: David Foenkinos
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
Data di uscita: Settembre 2017
N° Pagine: 243
Prezzo: 19.00 €

Uscito in Francia nel 2016 e pubblicato l'anno dopo in Italia da Mondadori, “Il mistero di Henri Pick” è un romanzo dello scrittore, regista e sceneggiatore parigino David Foenkinos che analizza il mondo dell'editoria e parla in modo intrigante di libri.
È ambientato in un piccolo paesino della Bretagna, dove, in un'ala della locale biblioteca, la giovane e ambiziosa editor Delphine Despero scopre un manoscritto che riporta l'affascinante titolo “Le ultime ore di una storia d'amore”.
Il fascicolo, che risulta essere opera di Henri Pick, un pizzaiolo del luogo morto un paio d'anni prima delle vicende narrate, è molto appassionante e quindi, seguendo le proprie inclinazioni, la ragazza decide di pubblicarlo.
In pochissimo tempo “Le ultime ore di una storia d'amore” diventa un caso editoriale con picchi di vendite altissimi, di cui si parla molto non solo tra i lettori ma anche tra gli addetti ai lavori.
La vedova però è sicura che il marito non abbia mai letto e tanto meno scritto una riga in vita sua.
Sospettando un caso costruito a tavolino, il critico letterario Jean Michel Rouche, affiancato da Joséphine Pick, figlia di Henri, inizia a indagare sul mistero.
Sullo sfondo di questa indagine, si muovono molte persone che, dopo essere entrati in contatto con il libro dando adito a numerose sottotrame, rivedono i loro rapporti di coppia e rimettono loro stessi al centro della propria vita.
Quest'opera molto ritmata e vivace, una commedia arguta dall'intreccio avvincente, è costruita come un giallo classico, senza nessun omicidio ma con tutte le caratteristiche del genere come: indizi, sospettati, false piste, colpi di scena e rivelazioni inaspettate che ruotano attorno al legame tra Henri Pick e il suo best - sellers postumo.
Jean Michel Rouche assume il ruolo dell'investigatore che deve far luce su un mistero attraverso strade che si riveleranno tutte un vicolo cieco.
Solo il lettore, alla fine, scoprirà chi abbia veramente scritto il romanzo.
Lo stile scorrevole e i dialoghi brillanti rendono la lettura piacevole e coinvolgente.
Nessun dei personaggi, tutti molto ben tratteggiati, si impone sugli altri creando una trama molto bilanciata.
Il fulcro attorno a cui ruota l'intera narrazione è semmai una puntuale analisi sulla creazione artistica, su alcune dinamiche che riguardano i grandi capolavori e su come tutti gli individui riescano a trovare una parte di loro stessi  tra le pagine di un libro.
Un'ultima curiosità da sottolineare che, se ce ne fosse bisogno, ne mette in evidenza ancora di più la validità, è che da questo volume è stato tratto l'omonimo lungometraggio diretto da Rémi Bezançon e interpretato da Alice Isaaz e Fabrice Luchini.
Per questo si può affermare che “Il mistero di Henri Pick” sia una lettura consigliatissima non solo per gli appassionati di letteratura di tensione ma anche per chi voglia farsi coinvolgere da meravigliose storie d'amore o riflettere sulla grande arte e su come l'uomo si pone nei confronti di essa.

sabato 8 febbraio 2020

La musica di Lupin III

È innegabile che il successo di Lupin III sia imputabile in misura non trascurabile anche alle musiche che ne accompagnano le gesta.
Se in Giappone, dal 1977, il compositore e pianista jazz Yuji Ohno ha commentato le imprese del ladro gentiluomo con oltre 300 brani, non limitati da stili e generi, come tra i tanti: "Lovin’You Lucky", "Superhero", "Manhattan Joke", il famoso tema della serie nelle varie versioni e la bellissima "Honoo No Takaramono", uno dei pezzi più caratteristici presenti nel film Il castello di Cagliostro, anche in Italia pilastri della musica si sono occupati delle colonne sonore delle serie legate al famoso personaggio d'animazione.

PLANET O


Come sigla italiana della prima serie televisiva di Lupin III è stato usato il brano dance "Planet O" (RCA, 1979)  .
Scritta da N. Cohen, che ne ha curato il testo, da S. Woods/F. Safi per la musica e cantata da Daisy Daze and the Bumble Bees, la canzone presenta una strana anomalia: narra di fantomatici pirati provenienti da un non meglio specificato “Pianeta O” ed è totalmente scollegata dai protagonisti e dalle vicende dell’anime.
Il testo, parla esplicitamente di pratiche sadomasochiste e sembra essere ispirato al romanzo erotico "Histoire d’O".

LUPIN


La sigla della seconda serie televisiva dell'anime dedicata al ladro gentiluomo è intitolata semplicemente "Lupin" (RCA, 1982), ma è nota anche come "Valzer di Lupin" o "Lupin – fisarmonica", per la presenza di una fisarmonica nell’introduzione strumentale e nell’accompagnamento.
Il testo è di Franco Migliacci e la musica è di Franco Micalizzi.
È cantata da Irene Vioni, con l’accompagnamento dell’Orchestra Castellina-Pasi.
Lo stile musicale, variante del liscio romagnolo chiamata valzer parigino o semplicemente parigino, presenta alcune influenze della musica tradizionale d'oltralpe che ricordano che il Lupin originale è un personaggio che proviene dalla capitale francese.
 
LUPIN LADRO GENTILUOMO


Esiste una sigla dal titolo "Lupin, ladro gentiluomo", composta da Riccardo Zara e cantata da I Cavalieri del Re, una band che ha fatto la storia delle sigle dei cartoni animati in Italia.
Fu scartata in favore di quella proposto dall'orchestra Castellina-Pasi nota come "Lupin fisarmonica".


LUPIN L'INCORREGIBILE LUPIN


L'ultima sigla di cui ho un ricordo vivo è quella della terza serie dell'anime dal titolo "Lupin, l'incorreggibile Lupin".
Scritta da Alessandra Valeri Manera su musica di Ninni Carucci è stata incisa da Enzo Draghi con la partecipazione di Simone D'Andrea. 
La canzone è diventata col tempo una delle più iconiche dell'artista al punto tale da essere remixata due volte, la prima nel 1996 e in seguito nel 2000.

venerdì 24 gennaio 2020

Poesia & Musica

Spesso poesia e musica si possono amalgamare bene insieme tanto da diventare una cosa sola.
La canzone, che sia d'autore o meno, si nutre di entrambe.
Le persone infatti, per il modo frenetico in cui si è evoluta la società, preferiscono farsi cullare da suoni e parole che si mischiano insieme accompagnate dal ritmo della musica che spendere un po' di tempo per leggere.
Per questo motivo vorrei proporre in questo contesto, senza pretesa di esaustività, alcuni brani in cui big della quinta arte mettono in musica componimenti poetici di auotri contemporanei e del passato.

QUELLO CHE NON VOGLIO

 

"Quello che non voglio" è una poesia che Stefano Benni aveva scritto pensando a Fabrizio De Andrè ma che il cantautore ligure non ha fatto in tempo a incidere.
Rimasta in un cassetto fino al 2016, è stata musicata e cantata da Fausto Mesolella che ha incluso il brano nell'album Canto Stefano in cui l’amore del chitarrista e compositore casertano per la musica, mai banale, sempre sghemba, si accompagna all’amore di Benni per la parola.

IL CIELO È DI TUTTI


"Il cielo è di tutti" è una canzone di Bobo Rondelli inclusa nel suo disco del 2009 intitolato “Per amor del ‎cielo” in cui ha messo in musica la filastrocca di Gianni Rodari dall'omonimo titolo.
Questo pezzo del cantautore labronico così come l'efficace composizione del poeta di Omegna mette in risalto, poichè la natura stessa è a disposizione di tutti, l'assurdità delle guerre e di come gli esseri umani, purtroppo, preferiscano possedere piuttosto che condividere.

CONFESSIONI DI UN MALANDRINO


"Confessioni di un malandrino" è un brano musicale cantato da Angelo Branduardi, contenuto nel suo secondo album La luna del 1975.
Il testo è frutto di una traduzione e adattamento dello slavista Renato Poggioli, su musica dello stesso Branduardi, di una poesia del 1920 del poeta russo Sergej Esenin, intitolata "Confessioni di un teppista", in russo Исповедь хулигана.
La canzone è stata ripubblicata nel 1980 nell'album Gulliver, la luna e altri disegni ed è contenuta nelle raccolte Collezione, Confessioni di un malandrino. Il meglio di Angelo Branduardi, in versione remixata, Best Of, Confesiones de un malandrin, cantata in spagnolo, Studio Collection e The Platinum Collection. 

S'I FOSSI FOCO


Fabrizio De André musica e propone al grande pubblico il sonetto di Cecco Angiolieri "S'i fossi foco" nel sessantotto, proprio nel periodo che coincide con la "rivolta studentesca".
Questo brano, che esce come traccia del celebre Volume III, terzo album in studio del cantautore genovese, ha successo tra i giovani che contestano i valori delle generazioni che li hanno preceduti e vogliono un mondo completamente diverso da quello in cui sono cresciuti.
Tutti i principi tradizionali sono messi in discussione e lo stesso vale per le istituzioni.
Inoltre anche i contrasti fra genitori e figli sono più che mai fonte di tensioni.
Per questi e molti altri motivi, i versi di Angiolieri diventano di grande attualità e riscuotono quindi grande consenso.

UN GIUDICE


Dalla poesia "Il giudice Selah Lively" dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters è stata tratto il brano "Un Giudice" il cui testo è stato scritto da Giuseppe Bentivoglio e Fabrizio De André su musica di Nicola Piovani.
Questa canzone, diventata famosa per gli arrangiamenti del gruppo progressive rock della PFM, è la terza traccia di "Non al denaro non all'amore né al cielo" del 1971, il sesto album registrato in studio del cantautore genovese.

ELEMOSINA


Il brano "Elemosina", contenuto nell'omonimo terzo album di Max Gazzè, pubblicato nel 2000, è la traduzione di una poesia del francese Stéphane Mallarmè.
Questo intellettuale, il teorico più lucido della poesia simbolista che ha avuto un notevole influsso su tutta la poesia del Novecento, è citato nello stesso disco anche nella canzone "Su un ciliegio esterno".

X AGOSTO


"X agosto" è una poesia composta da Giovanni Pascoli in memoria del padre Ruggero, ucciso in circostanze misteriose il 10 agosto 1867, giorno di San Lorenzo.
La poesia fu pubblicata per la prima volta ne Il Marzocco del 9 agosto 1896.
Successivamente venne inserita nella quarta edizione di Myricae, pubblicata nel 1897, nella sezione Elegie.
Il gruppo rock demenziale bolognese degli Skiantos ne eseguì una versione punk-rock, contenuta nell'album Pesissimo del 1980.
Nella canzone fu introdotto un verso in più ideato dal fondatore e leader della band, Freak Antoni.

Naturalmente la connessione tra musica e poesia non si è limitata solo alla  canzone italiana ma ha influenzato personaggi illustri della storia del rock n' roll e dell'havy metal.
Jim Morrison, leader del gruppo californiano "The Doors", si considerava un novello poeta maledetto ed era dichiaratamente influenzato da William Blake e Arthur Rimbaud.
Tali modelli sono evidenti tanto nei testi della band quanto in alcune sue raccolte poetiche come ‘An American Prayer’.
Lewis Allan, Lou, Reed, nel 2003, ha realizzato un concept album, dal titolo ‘The Raven’, ispirato ai versi e ai racconti di Edgar Allan Poe mentre Leonard Cohen, con la poesia si è sempre cimentato, fin da giovanissimo.
I suoi primi lavori sono infatti ispirati a Garcia Lorca.
Impossibile poi concludere questa disamina senza citare ‘Rime of the Ancient Mariner’, un brano della band heavy metal britannica Iron Maiden contenuto nell'album Powerslave che si ispira all'omonima ballata, scritta dal poeta romantico Samuel Taylor Coleridge, pubblicata nel 1798.