Autore: Sergej Dovlatov
Editore: Sellerio editore
Collana: La memoria
Data di uscita: 2020
Pagine: 191
Prezzo: € 12,00
Se foste costretti a lasciare, forse per sempre il vostro paese e poteste portare con voi solo una valigia, che cosa ci mettereste dentro?
Sulla risposta a questa domanda si basa la raccolta “La valigia” dello scrittore russo Sergej Dovlatov, pubblicata in Italia da Sellerio Editore e tradotta dalla slavista e esperta di letteratura rutena Laura Salmon.
Fuggito dalla madre patria nel 1978, durante la grande emigrazione verso l’Occidente, che ha caratterizzato l’Unione Sovietica dagli anni Settanta agli anni Ottanta del Novecento infatti, l’autore porta con se gli oggetti significativi che hanno fatto parte della sua vita fino a quel momento.
Questi, sono così pochi da poter essere riposti in una sola valigia rattoppata con carta di giornale e tenuta insieme da uno spago.
Dopo anni, stabilitosi negli Stati Uniti, per una strana casualità, ritrova e riapre la valigia e, estraendone il contenuto, viene investito da ricordi relativi alle cose al suo interno, e, con l’ironia e la profondità che caratterizzano il suo stile, condivide aneddoti paradossali e divertenti con il lettore.
Ne scaturisce un’opera, composta da otto racconti, in cui Dovlatov parla di se, un uomo, di origine ebraica, dissidente che vive in una società, quella dell’ex URSS, spiccatamente antisemita, illogica e assurda, alle prese con un mondo in cui si sente un pesce fuor d’acqua.
E lo fa senza nessun fine didascalico-educativo.
Anzi, con un’impronta pungente e dissacrante si limita a raccontare episodi del proprio passato, servendosi di uno humour acre e di una scrittura graffiante e corrosiva.
L’umorismo diventa così la chiave per svelare la verità che, in fin dei conti, la realtà è tutt’altro che allegra.
L’unico modo e l’unica arma, che resta ad un intellettuale, contro corrente e contro le convenzioni, per contrapporsi all’assurdità della realtà sovietica degli anni ‘60 e ‘70.
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